Ortodonzia, quando iniziamo?!
“Dottore dottore! Ma a quale età sarebbe meglio addrizzare i denti a mio figlio?
Con quei denti da coniglio non mi piace proprio… e non vorrei mi rimanesse così a vita!”
“Non si preoccupi iniziamo subito!”
Iniziamo subito in base all’età e alla sua problematica ortodontica.
Infatti la terapia e l’età di inizio sono differenti qualora si debba
affrontare una malocclusione di origine dentale o di origine scheletrica.
Nella prima un intervento troppo precoce potrebbe essere controindicato per
il rischio di prolungare la terapia perdendo quindi la collaborazione del
paziente, talora proprio nella fase finale, che è quella decisiva.
Inoltre, l’utilizzazione di apparecchi fissi per lungo tempo determina
maggiori probabilità di lesioni dentali (demineralizzazione dello smalto) e
parodontali (a livello osseo e gengivale), ma anche di un aumento del costo del
trattamento. Pertanto le malocclusioni dentarie in cui non sono presenti
squilibri scheletrici o condizioni che possano favorirne l’insorgenza, vengono
generalmente trattate nelle fasi finali della permuta dentaria (intorno ai
10-11 anni)1-4.
Fino al raggiungimento di questa età è necessario però fare molta attenzione a prevenire le condizioni che possono favorirne l’insorgenza.
È opportuno:
1. mantenere una stabilità delle arcate dentali, qualora ci siano state
perdite di elementi a causa di carie destruenti, con mantenitori di spazio;
2. cercare di eliminare le abitudini viziate come il succhiare le dita,
il ciuccio o il labbro inferiore;
3. collaborare con pediatri ed otorinolaringoiatri per tenere sotto
controllo ipertrofie tonsillari o adenoidee.
Le malocclusioni di origine
scheletrica richiedono invece un trattamento precoce. In questi casi, infatti,
iniziare tardivamente può compromettere il regolare sviluppo delle arcate e
dell’estetica del profilo del viso, provocando danni che diventano risolvibili
solo con trattamenti più complessi e più costosi, dal momento che spesso è
necessario ricorrere alla chirurgia plastica o maxillo-facciale.
Malocclusioni di classe III: quando?
Nelle malocclusioni di classe III (quando cioè si ha l’avanzamento
dell’arcata inferiore rispetto alla superiore) intervenire verso i 4-5 anni
assicura risultati estetici e funzionali al termine della crescita del paziente.
Palato stretto: quando?
Un altro caso in cui il normale sviluppo
scheletrico viene alterato e si richiede un intervento precoce è la deviazione
funzionale laterale della mandibola, con riduzione significativa del diametro
trasverso del palato (palato stretto). Questa riduzione, che si osserva ad
esempio con una certa frequenza nei pazienti in cui l’ipertrofia delle tonsille
e/o delle adenoidi provoca un tipo di respirazione prevalentemente orale, si
accompagna spesso allo scivolamento laterale della mandibola allo scopo di
raggiungere una chiusura dentale più stabile. In questo caso lo spostamento
asimmetrico dei condili mandibolari può stimolare un accrescimento scheletrico
disarmonico del mascellare inferiore, con danni estetici e funzionali. Nel caso
in cui viene alterato il normale sviluppo scheletrico, è auspicabile il rapido
ristabilimento di un’armonia facciale, che può essere ottenuta con l’espansione
del palato. Questa espansione, se correttamente eseguita, consente lo
svolgimento di un accrescimento scheletrico normale. In questi casi più
precocemente si riesce a intervenire, migliori risultano i successi
terapeutici. L’età viene scelta in base al grado di partecipazione del piccolo
paziente; verso i 4 anni ci sono buone probabilità che il bambino collabori
positivamente con l’ortodontista.
Malocclusioni di classe II: quando?
La correzione di una malocclusione scheletrica di classe II (avanzamento
dell’arcata superiore rispetto all’inferiore) può essere invece iniziata con
ottimi risultati anche in tarda dentizione mista, cioè verso i 10-11 anni. È
indispensabile però seguire fino al raggiungimento del periodo di inizio della
terapia il paziente con visite di controllo periodiche (ogni 4-6 mesi) per
valutare lo sviluppo scheletrico e più precisamente la velocità di
accrescimento per intervenire poco prima del picco di crescita: questo allo
scopo di ottenere i migliori risultati in un arco di tempo relativamente breve
(circa 12-18 mesi).
L’unica eccezione che porta a operare precocemente nel trattamento delle malocclusioni di classe II è quando gli incisivi superiori avanzano eccessivamente rispetto a quelli dell’arcata inferiore, e quindi sono più vulnerabili ai traumi, con conseguente rischio di frattura o perdita dell’elemento dentale.
Sebbene non sia frequente la necessità di un
intervento precoce e sia sconsigliabile effettuare un trattamento molto
prolungato (il tempo medio è di circa due anni e mezzo), è auspicabile che
l’ortodontista esegua una diagnosi precoce della malocclusione del piccolo
paziente, dal momento che i diversi tipi della stessa, talora difficili da
diagnosticare per i non addetti ai lavori, possono richiedere un intervento in
tempi molto diversi. Accade infatti talvolta che malocclusioni mascherate da un
corretto allineamento degli elementi dentari vengono sottoposte all’esame
dell’ortodontista troppo tardivamente per consentirne una correzione ideale.
Per contro, il semplice affollamento dentale, che costituisce il principale
motivo di richiesta di una visita specialistica, richiede in genere un
intervento relativamente tardivo. Sulla base di quanto sinteticamente
riportato, riteniamo che il dovere dell’ortodontista sia quello di intervenire
nel momento più propizio per correggere una determinata malocclusione: questo
consente di ottenere il risultato migliore nel minor tempo possibile, con
grande vantaggio per il benessere del piccolo paziente.